CAORLE - Drammatico il bilancio della stagione balneare 2020, investita dalla pandemia. Solo Agosto e Settembre hanno registrato presenze significative.

Agosto e settembre hanno dato ossigeno all’economia del turismo caorlotto, limitando le perdite ad un deficit che si aggira sul 40%, quale dato medio tra chi chiude “almeno” con perdite del 30% e chi invece è stato penalizzato fino ed oltre il 50%.
Certo alcuni settori si sono salvati, e non soltanto i fornitori di servizi necessari per l’emergenza pandemica, il distanziamento e la sanificazione. La ristorazione, elemento ormai trainante del turismo caorlotto, ha sì pagato il lockdown dei tre mesi di marzo, aprile e maggio, ma poi ha potuto ripartire con una certa soddisfazione, beneficiando di norme non esageratamente restrittive e l’ampliamento dei plateatici.
Chi ha invece pesantemente subito il calo drastico è il settore ricettivo: alberghiero ed extra-alberghiero. Lo si capisce dal bilancio, ancora del tutto provvisorio, delle entrate nelle casse comunali della tassa di soggiorno, per la quale, ci ha ufficiosamente informati il Sindaco di Caorle a metà settembre, si teme una perdita secca di un milione di euro a fronte dei 2 milioni e mezzo introitati nel 2019 e previsti a bilancio previsioneale. Dunque un 40% di deficit, che nel caso del Comune sarà ripianato dallo Stato, ma per quanto riguarda le aziende del sistema ricettivo locale non sarà pianato proprio da nessuno.
Ed è per questa ragione che tutte le aziende hanno dovuto ricorrere a restrizioni di bilancio, limitando al massimo i costi e le assunzioni di personale, auspicando di riuscire a far quadrare dei bilanci che rimangono tuttavia in forte sofferenza.
Come già detto, cosa che ribadiamo ormai da più di tre anni, dati precisi non ce ne sono, perché nessuno li raccoglie e li elabora. Non vi sono strumenti di misurazione statistica attualmente disponibili, e questo è estremamente deleterio, come ben sanno le aziende della ricettività. Ci basiamo quindi soltanto sulle percezioni trasmesseci dalle categorie, ma da moltissimi singoli albergatori, agenzie immobiliari, villaggi turistici, eccetera, che durante l’estate siamo abituati a contattare per avere il polso della situazione. E dai rappresentanti delle categorie.
Così possiamo stimare una stagione che ha perso ben 3 mesi su 5, cominciata soltanto a fine luglio e grazie al cielo (cioè il bel sole) protratta per tre settimane di settembre. Ma soltanto la seconda metà di agosto ha fatto registrare quel bel pienone di turisti che eravamo abituati ad avere negli anni scorsi.
Per cui possiamo dire che un deficit del 40% è di per sé un dato perfino ottimistico, e che incoraggia comunque a guardare con giustificate speranze all’anno prossimo 2021. Ma i bilanci reali li avremo soltanto con i numeri ufficiali, che saranno comunicati dal Comune per quanto concerne gli introiti della tassa di soggiorno e dalla Regione Veneto che elabora i dati Istat, ma li comunicherà, come sempre, l’anno prossimo.
Articolo di Flavio Ineschi.