Panico pandemico mondiale

Il mondo travolto da un virus che in 10 mesi ha fatto 1 milione e mezzo di morti. In Italia oltre 60mila decessi (0,08%), ma in Cina solo 4.749 morti (0,0003%)

Ci eravamo preparati parecchi canovacci, durante i mesi tra marzo e novembre, su cui redigere un articolo per questo numero di CaorleMare Magazine di fine anno 2020, che potesse dare un quadro organico e generale della pandemia da coronavirus che ha infestato il pianeta.

Un articolo che avesse anche valore di testimonianza lasciata ai posteri, vista la funzione di questo annuario natalizio che ormai da 33 anni pubblichiamo per la nostra città.

Ebbene, ci vorrebbe un’enciclopedia per raccontare tutto in modo analitico.

E nemmeno ce la sentiamo di risolvere la questione con qualche frase slogan che sintetizzi il pensiero generale degli italiani ma anche dei popoli del mondo (quantomeno degli europei, visto che parecchi di loro sono nostri ospiti ed amici, nel turismo e nel vivere consueto).

Numeri: non se ne sono mai avuti così tanti e totalmente inutili, ma purtroppo buoni a ingenerare terrore mediatico. 

Così come la scienza medica e gli scienziati: tanta e ben confusa, anche incoerente e contrapponente. Per non dire dell’industria biomedica e gli apparati sanitari, lacerati tra interessi corporativi farmaceutici ed eroica generosa dedizione degli operatori in trincea.

E ancora gli organi politici di governo e di amministrazione pubblica socio-economica: un caos mondiale.

E, per finire, il totale e inaffidabile pressapochismo mediatico tipicamente italiano.

Speravamo, a questo punto, di aver abbondantemente superato ed esserci già dimenticati di questo schifoso virus covid-19, mostriciattolo della famiglia Sars – Cov2 (quella dei virus del raffreddore e influenzali che però possono provocare polmoniti e broncopolmoniti, ossia la “severa acuta sindrome respiratoria”, appunto S.a.r.s.). 

E invece rieccoci qua, punto e accapo. Di nuovo immersi nelle sabbie mobili del contagio diffuso, dei tamponi più o meno attendibili, delle chiusure di attività e luoghi di aggregazione con lo scopo di limitare il propagarsi del contagio.

Ma contagio di che?

Di un virus che da più di un anno circola indisturbato in tutto il mondo, dalla Cina all’Europa, alle Americhe, all’Africa, Asia e Oceania. Insomma, ovunque.

Passerà?

Sì, certo che passerà. Forse non sapremo mai come sia nato questo covid-19, ma certamente sapremo a breve quanti vaccini saranno stati prodotti e immessi nel vasto mercato farmaceutico di oltre 7 miliardi e mezzo di esseri umani. Anzi, 6, perché a quanto pare il miliardo e mezzo di cinesi non ne ha bisogno: in Cina, dove tutto è cominciato, ci sono stati meno di 5 mila morti e sembra non ci siano più persone contagiate.

Secondo il WHO (al 2 dicembre – dati ufficiali https://covid19.who.int/) i casi confermati a livello mondiale ammontano a oltre 63 milioni, mentre i morti sono 1 milione e mezzo (tasso di mortalità su 7 miliardi e mezzo di anime è dello 0,02%).

In Italia si registrano 1 milione e 600mila casi di positività al virus, con 60.000 morti, e quindi un rapporto di 0,10 morti/abitanti: il 4° più elevato al mondo.

Siamo preceduti, nell’amara classifica dei decessi, da Belgio (0,14), Perù (0,11), Spagna (0,09). Seguono Gran Bretagna (0,08), Argentina (0,08), Usa (0,08), Francia (0,08), Brasile (0,08), e poi tutti gli altri paesi, escluse numerose Isole del Pacifico, Mongolia, Seychelles, Laos, Cambogia, Città del Vaticano ed Eritrea, che hanno avuto qualche decina di contagiati ma nessun decesso.

Tra i grandi Paesi del mondo, agli ultimi posti della graduatoria morti/popolazione, si trova nientemeno che la Cina, proprio dove l’epidemia è nata, la quale con soli 4.749 decessi su  un miliardo 439 milioni di abitanti, registra una percentuale dello 0,0003, che è migliore del Giappone (0,0017) e perfino alla Nuova Zelanda che ha avuto 25 decessi su 5 milioni di popolazione (0,0005), ma peggiore della Thailandia (60 decessi su 69 milioni di popolazione, pari allo 0,00009). – Dati https:// www.worldometers.info/coronavirus/#countries

Chiaramente, in molti paesi si muore per ben altre patologie.

E anche in Italia i decessi complessivi in un anno sono mediamente 630 mila (dati Istat 2018). Quindi ad oggi l’incidenza della mortalità in condizione di positività al covid-19 rappresenta non più del 9%.

 

UN SECOLO DI PANDEMIE VIRALI 

Ne avevamo già viste nei decenni passati: 

1918: la H1N1 “Spagnola” Fu la pandemia più grave della storia recente, causata da un virus H1N1 con geni di origine aviaria. Si stima che circa 500 milioni di persone o un terzo della popolazione mondiale siano state infettate da questo virus. Il numero di morti è stato stimato in almeno 50 milioni in tutto il mondo con circa 675.000 negli Stati Uniti.

1947: la pseudo H1N1 una pandemia lieve, perché si diffuse a livello globale, ma causò relativamente pochi morti. Si verificò il completo fallimento del vaccino nel proteggere un gran numero di militari americani vaccinati.

1957: virus H2N2 fu segnalato per la prima volta a Singapore nel febbraio del 1957, a Hong Kong nell’aprile del 1957 e nelle città costiere degli Stati Uniti nell’estate del 1957. Il numero stimato di decessi era di 1,1 milioni in tutto il mondo e 116.000 negli Stati Uniti.

1968: virus H3N2 il numero stimato di decessi era di 1 milione in tutto il mondo e circa 100.000 negli Stati Uniti. La maggior parte dei decessi in eccesso riguardava persone di età pari o superiore a 65 anni. Il virus H3N2 continua a circolare in tutto il mondo come virus stagionale influenzale.

2003: SARS. L’OMS (WHO) rende pubblico l’allarme per una nuova sindrome che minaccia la salute mondiale. Secondo dati rilevati nel  2007, l’epidemia è arrivata in 32 Paesi, colpendo oltre 8000 persone e uccidendone più di 900. Poi, in meno di un anno, la malattia è sparita così come era arrivata. Tuttavia, è certo che se la sindrome non fosse stata riconosciuta per tempo, anche grazie al medico italiano Carlo Urbani che lavorava a Hanoi per conto della WHO e che identificò il primo focolaio di questo nuovo morbo, l’epidemia sarebbe stata molto più tragica per l’umanità.

2019: febbre gialla, dengue, Zika virus, febbre di lassa, vaiolo delle scimmie, listeriosi, ebola  si sono registrati casi in Mali, Nigeria, Brasile e Venezuela, Giamaica, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Spagna, Sierra Leone, Nigeria, Myanmar, Ghana, Indonesia e Mozambico. Nella Repubblica Democratica del Congo la più grande epidemia di ebola con 3.416 casi, inclusi 2.237 decessi, 1.136 sopravvissuti e pazienti ancora in cura. 

Per una panoramica completa sulle malattie infettive recenti, vedi https://www.treccani.it/ enciclopedia/malattie-infettive-emergenti_%28XXI-Secolo%29/

 

Insomma, Covid-19 non è la più letale delle pandemie.

Perché dunque questo lockdown pandemico mondiale?

Ai posteri l’ardua sentenza!