Nel 1967 Giovanni Musolino scrive la “Storia di Caorle”

Bibliografia Caorlotta

Alla scoperta degli autori che hanno raccontato storie e documenti della nostra città

Continuiamo il nostro viaggio alla ricerca delle documentazioni che narrano Caorle nella storia. Le antiche origini, gli usi e i costumi, la cultura tramandata nei secoli.

Nello scorso numero di CMM, in questa rubrica denominata “Bibliografia Caorlotta” abbiamo presentato la “Storia della Città di Caorle” scritta dal medico e storico Trino Bottani nel lontano 1811.

Avevamo analizzato la toponomastica: Caprulæ, Insula Capriæ, Sylva Caprulana, Petronia. I vecchi porti per il commercio del pesce, il rapporto con la Repubblica di Venezia, le orde barbariche nelle vicine Concordia, Opitergium (Oderzo) e Aquileja.

Infine la Cattedrale di Caorle che fu sede vescovile per un millennio, fino al 1807.

In questa seconda uscita presentiamo, invece, la “Storia di Caorle” scritta da mons. Giovanni Musolino nel 1967. Il volume rappresenta una delle più approfondite ricerche sulla città di Caorle. Un ricordo di come si presentava negli anni ‘60.

Caorle durante la Prima guerra mondiale...

L’occupazione austriaca e la liberazione

Quando l’Italia entrò in guerra nel primo conflitto mondiale, anche per la popolazione di Caorle furono anni difficili e bui.

Dopo la pesante disfatta italiana a Caporetto nel 1917, l’esercito austriaco si spinse fino alle zone del Piave ed occupò anche Caorle.

I tesori preziosi della Cattedrale furono collocati in cinque casse ed inviati a Roma a Palazzo Venezia. Pochi giorni dopo la popolazione di anziani, donne e bambini vennero sfollati alla volta della Campania, Basilicata e Calabria.

Per un intero anno ci furono battaglie e diverse peripezie.

Nella seconda metà del 1918 oltre il Piave stava maturando la vittoria dell’Italia. Il fiume, poi definito Sacro alla Patria, fu bagnato dal sangue di innumerevoli soldati. Negli scontri, un battaglione del Reggimento San Marco si fregiava del nome “Caorle”.

I marinai dei battaglioni “Caorle” e “Bafile” avanzarono verso sud alla conquista delle terre occupate. Tra raffiche di mitragliatrici e bombe a mano i battaglioni raggiunsero Brian, Ca’ Corniani e Salute. La gioia della popolazione fu commovente. A Caorle venne issato il tricolore sul campanile. La sera del 31 ottobre una pattuglia del Raggruppamento Marina prendeva possesso di Caorle, successivamente Falconera e le zone del Tagliamento.

A guerra finita tornarono nel 1919 gli sfollati dalle terre del Sud. I profughi erano circa 1700 e ciò che gli si presentò davanti agli occhi era un panorama desolato: molte case danneggiate, diverse distrutte, tra cui municipio e scuole, mobili asportati, e campagne ancora allagate. Furono costruite baracche; la Croce Rossa Americana aiutò la popolazione con vestiario e alimenti. Lentamente la vita tornava normale.

...E nel secondo conflitto

Mine e bombardamenti

Anche durante la Seconda guerra mondiale Caorle venne occupata, questa volta dai tedeschi, e la popolazione patì nuove sofferenze.

Numerosi abitanti abbandonarono le case e trovarono rifugio nelle campagne vicine.

Il Comando tedesco si aspettava lo sbarco degli Alleati nell’Alto Adriatico e fortificò la fascia costiera con fortini, due file di mine, mentre fu allagata parte della campagna.

«Le incursioni aeree sparsero il terrore e la morte anche a Caorle. Alcune bombe sganciate in prossimità del santuario non causarono danno alcuno, ma una notte Caorle dovette piangere dodici morti e il 31 ottobre 1944 mentre durante una incursione il popolo aveva trovato rifugio nella cattedrale ci furono tre vittime e quarantatre feriti».

Il 29 aprile 1945 veniva liberata Venezia. Il giorno seguente i tedeschi lasciavano Caorle dopo aver distrutto ponti e postazioni belliche, ma furono bloccati dai partigiani e rimasero sotto il loro controllo per otto giorni, negli stessi luoghi che fino al giorno precedente avevano occupato.

Opere di bonifica delle paludi

Il prodigio della terra rinata

Caorle, in antichità, era un’isola circondata da lagune e ambienti paludosi. Negli anni vennero eseguite diverse bonifiche, in tutto il territorio dell’entroterra, per evitare la stagnazione delle acque morte che diffondono malattie quali la malaria.

Le più antiche notizie riguardanti la sistemazione idraulica nelle lagune risalgono già al XV sec. quando la Repubblica Serenissima iniziò un piano per la deviazione dei corsi d’acqua, elevazione di argini e difesa del litorale dalle alte maree.

Nel 1804, durante la dominazione napoleonica, fu redatta la “Legge Italica sulle acque”, ma non si pensò di bonificare le lagune caprulane. Solo dopo il 1882 ebbe inizio la lotta contro le “acque morte”.

Da qui cominciano le prime bonifiche a opera di consorzi privati, come il Consorzio idraulico, che comportano i primi veri benefici del territorio caprulano.

Dopo la seconda guerra mondiale, quasi 500 ettari di campi vennero prosciugati, e riprese con fervore l’attività agricola che durante il confitto si era sensibilmente ridotta.