Con lei finisce un mondo arcaico dove le donne erano in tutto pari agli uomini.

Sono morte, nel giro di pochi mesi, le due ultime e più significative figure di donna nella pesca. Lo scorso anno Giovannina Borasca, e adesso Maria Mitù.
Due donne che per necessità, per scelta, per tradizione famigliare, hanno sempre vissuto nel mondo della pesca caorlotta fin dall’infanzia, nella laguna e in mare, a pescare o a vendere il pesce in paese.
Quello delle donne è sempre stato un ruolo determinante.
Nei tempi passati, il tardo periodo autunnale veniva chiamato come oggi dai pescatori “fraìma” , si svolgeva la pesca in laguna, che in questo arco temporale era molto proficua, tanto da indurre intere famiglie a trasferirsi stabilmente nei casoni fino a dicembre.

In questo territorio instabile, che non è né terra né mare, donne e uomini conducevano una faticosissima esistenza. E ancora di più in questo contesto divenne essenziale il supporto delle donne, che oltre a preparare i pasti (quasi sempre di pesce) dovevano anche accudire i numerosi figli. Ma non poche di loro erano indispensabili anche in barca, per le particolari tecniche di pesca, sia con le reti, sia nell’allevamento in “busa”. Con il tempo, questo tipo di pesca tradizionale andò via via perdendosi. Le donne tuttavia in tempi più recenti continuarono ad aiutare i pescatori, rammendando e costruendo reti da pesca. Numerose infatti erano le botteghe in centro storico gestite da donne.
Gli ultimi depositari di questa antica cultura materiale sono gli anziani, solo attraverso i loro racconti carichi di emozioni possiamo capire da dove veniamo e da dove nasce la storia del nostro borgo marinaro.

Oggi ricordiamo e omaggiamo due donne recentemente scomparse, per la loro innata passione per la pesca portata fino ai giorni nostri. Giovannina Botter Detto Martinazzi “Borasca” nota anche come commerciante di pesce. Amava molto il rione di Falconera, dov’era molto conosciuta e dove spesso si recava anche per un semplice ritrovo a cason. Poi, Maria Benatelli “Mitù” che ha saputo interpretare vivamente il mondo della nostra pesca tradizionale. Ma anche con un tocco di femminilità che rivolgeva alla sua casa; in particolare molto apprezzato dai caorlotti e dai turisti il suo curatissimo e fiorito giardino di casa in Campo del Podestà.