La riproduzione di uno dei più preziosi reperti del Museo di Archeologia del Mare a disposizione di tutti. L’opera presentata dal direttore del Museo Federico Bonfanti: “Si potrà toccare con mano”.

Piazza Vescovado aggiunge un altro pezzo di storia e cultura alla sua già ampia collezione. Si tratta di una riproduzione dell’Ara di Bato, reperto di età romana custodito all’interno del Museo Nazionale di Archeologia del Mare di Caorle.
È stata inaugurata lo scorso venerdì 20 gennaio, alla presenza del Vicesindaco di Caorle, Luca Antelmo, della Consigliera Comunale Delegata per il Museo Nazionale di Archeologia del Mare Elisa Canta, del Sindaco di Concordia Sagittaria Claudio Odorico, della Responsabile del Settore Economico Finanziario del Comune di Concordia Anna Maria Zoppè, della coordinatrice dei servizi del Museo di Caorle Sabina Magro, e soprattutto del Direttore del Museo Nazionale di Archeologia del Mare, Federico Bonfanti, che ha voluto ringraziare i Comuni di Caorle e di Concordia Sagittaria per aver promosso l’iniziativa, parte del progetto “Dalla romanità al rinascimento”, con il fine di promuovere importanti reperti del nostro territorio. Fondamentale anche il contributo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso, e in particolare del funzionario archeologo Alessandro Asta.
Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti anche gli alunni delle classi IV e V delle Scuole primarie Palladio di Caorle e Vivaldi di San Giorgio di Livenza, che sono stati i primi a poter toccare con mano la riproduzione, eseguita con lo stesso materiale dell’originale, ovvero calcare granitello estratto dalle cave di Aurisina (TS).

Ara di Bato, cenni storici
Ma cos’è, l’Ara di Bato?
Si tratta di uno dei più interessanti e preziosi reperti di età romana custoditi all’interno del Museo Nazionale di Archeologia del Mare di Caorle. Datata alla prima metà del I secolo d.C., l’Ara rappresenta una testimonianza archeologica dello stanziamento navale romano contro le incursioni piratesche nell’area di Caorle.
Già a quei tempi il porto conosciuto come portus Reatinum di Caorle rappresentava il naturale approdo per le navi dell’importante colonia romana Iulia Concordia, ad essa comodamente collegato dal corso del fiume Lemene e altre vie d’acqua.
Il marinaio Bato, figlio di Laedione (o Batola figlio di Dione, non è stabilito con certezza), era imbarcato in una galea da guerra leggera, una liburna romana denominata Clipeus (ovvero “scudo”), probabilmente stanziata proprio davanti alla costa oggi caorlotta; uno dei tanti vascelli che fungevano da pattuglia contro gli attacchi dei numerosi pirati che infestavano il mare Adriatico e le sue rotte commerciali.
Dall’iscrizione riportata sull’ara s’intende che tale Bato lasciò quale disposizione testamentaria l’ordine di realizzare per lui un monumento funerario al suo erede Paio, anche lui classiarius (marinaio), imbarcato sulla bicrota Mars (Marte), un’altra tipologia di nave da guerra fornita di due ordini di remi. Paio agì come ordinato, facendo erigere tale monumento per Bato, ma anche per se stesso, per i suoi familiari e per i suoi liberti (schiavi e schiave a cui egli aveva restituito la libertà).
Stando ai nomi dei due marinai, possiamo dedurre che nessuno dei due fosse nativo di Roma, ma piuttosto dell’Illiria che all’epoca forniva tantissimi marinai alla flotta romana.

L’antico legame tra Caorle e Concordia
Incontestabile dunque l’importanza dell’Ara di Bato quale attestazione della presenza di una flotta romana stanziata sul mare di Caorle a protezione della vicina e ricca colonia Iulia Concordia, un baluardo di difesa marina a tutela dei commerci e della sussistenza della vivace cittadina romana.
Ben prima delle invasioni barbariche che costrinsero i cittadini concordiesi a cercare rifugio in laguna, quindi, quello di Caorle era il porto di riferimento di Concordia.
«Conoscere la Storia ci permette di costruire il futuro – hanno affermato il Vicesindaco di Caorle Luca Antelmo e la Consigliera Elisa Canta in occasione dell’inaugurazione della riproduzione dell’Ara posta in Piazza Vescovado. – Quest’opera ci parla dell’antico passato di Caorle e del suo legame con Concordia Sagittaria.» Tantopiù che l’Ara di Bato è rimasta per molti anni custodita all’interno del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro, fino a che Caorle non ha avuto un suo Museo di Archeologia del Mare, dove il reperto ha trovato perfetta collocazione, proprio in prossimità del mare a cui appartiene quanto il marinaio a cui è dedicata.
Come hanno poi voluto far notare il Vicesindaco Antelmo e la Consigliera Canta, il grande polo culturale che unisce Caorle a Concordia Sagittaria e Portogruaro può divenire elemento di attrattiva turistica, completando un percorso che dal mare di Caorle e da Piazza Vescovado passi per il Museo di Archeologia del Mare, un vero fiore all’occhiello culturale del nostro territorio, e prosegua verso l’entroterra con i tesori custoditi nelle due cittadine sul fiume Lemene.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Sindaco di Concordia Sagittaria, Claudio Odorico. «Il Fiume Lemene lega i tre Comuni di Concordia Sagittaria, Caorle e Portogruaro – ha commentato il Sindaco – così come li lega la storia. Abbiamo l’opportunità di valorizzare la nostra storia, testimoniata dai reperti archeologici, anche dal punto di vista turistico, come elemento attrattivo.»
Certamente questa nuova riproduzione dell’Ara di Bato, posizionata in Piazza Vescovado, luogo attraversato da numerosi turisti ogni estate e nelle affollate domeniche fuori stagione, attirerà l’attenzione di molti curiosi che potranno essere reindirizzati verso il Museo di Archeologia del Mare, la cui posizione – nonostante non sia centralissima – funge da biglietto da visita d’ingresso della città.