FEDERALBERGHI ITALIA - Calo dell'80% di presenze a giugno.
Già prevedevano questi numeri catastrofici. La sensazione di vederli confermati è ancora peggiore.
Se nei mesi di aprile e maggio il turismo è stato completamente annullato dalla pandemia mondiale, nel mese di giugno ha fatto enorme fatica a riprendersi.
Intanto l’Osservatorio di Federalberghi Italia presenta i numeri dell’andamento in corso della stagione turistica nel territorio nazionale; numeri che, come tutti già prevedevano, sono in fortissimo calo.

STRANIERI QUASI ASSENTI
Il consuntivo del mercato turistico alberghiero relativo al mese di giugno 2020 registra un calo delle presenze dell’80,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Per gli stranieri (meno 93,2%) l’apertura delle frontiere interne all’area Schengen, peraltro intervenuta a metà giugno, ha fatto sentire i propri effetti solo in minima parte, mentre permane il blocco di alcuni mercati strategici, tra i quali USA, Russia, Cina, Australia e Brasile.
Per gli italiani (meno 67,2%) il ritorno alla normalità prosegue al rallentatore: molti hanno consumato le ferie durante il lockdown, tanti hanno visto il proprio reddito ridotto a causa della cassa integrazione, tanti altri – pur disponendo di reddito e tempo – rinunciano a partire per recuperare parte del tempo perduto e per i ripetuti allarmismi sulla situazione sanitaria.
«La burrasca del Covid-19 è ancora in corso e continua a flagellare il sistema dell’ospitalità italiana». Con queste parole, il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca commenta i dati dell’Osservatorio, che monitora mensilmente un campione di circa duemila alberghi.
Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono dolorose: a giugno 2020 sono andati persi 110 mila posti di lavoro stagionali e temporanei (-58,4%).
«Nel 2020 – continua Bocca – si registrerà la perdita di 295 milioni di presenze (meno 68,7% rispetto al 2019), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 16,3 miliardi di euro (meno 69,0%).
Per salvare i posti di lavoro, chiediamo di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno e ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale.
Senza dimenticare che alla riapertura ci dovremo confrontare con un mercato internazionale ancor più competitivo ed occorre quindi incentivare la riqualificazione delle strutture.»
L’approfondimento nel prossimo numero di agosto 2020 di CaorleMare Magazine.