A Caorle il grande paroliere di Lucio Battisti racconta la sua vita di interprete dei sentimenti artistici.

Mogol in Piazza Vescovado per raccontare le sue canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana.
È stata straordinaria la partecipazione di pubblico all’evento “Mogol racconta Mogol – la mia vita in una canzone” lo scorso 21 giugno, giornata della Festa della Musica, con centinaia di persone che hanno gremito non solo la Piazza, ma anche la scalinata di Lungomare Petronia per ascoltare il celebre paroliere di Lucio Battisti e di molti grandi cantautori del panorama musicale di qualche decennio fa, accompagnate dall’ottima performance eseguita dai “Bagliori di Luce”, nota e affermata band.

La serata ha omaggiato gli 80 anni dalla nascita di Lucio Battisti e celebrato il 25° anniversario della sua scomparsa.
Giulio Rapetti “Mogol” racconta come nacque il sodalizio con Battisti: «All’inizio era solo un autore, lo convinsi io a cantare i brani che scriveva. Rai e la Ricordi non lo volevano, non lo voleva nessuno. Dissi alla Ricordi: se non lo prendete do le dimissioni! Nemmeno la radio lo passava: secondo loro non aveva voce».
Quindi ha introdotto le tematiche delle sue più celebri canzoni: «Quando scrivo, racconto della mia vita, ciò che mi succede attorno. L’amore è una tematica centrale per il cantautorato, è un’emozione che vive dentro tutti noi e io la interpreto come una gara a soccorrersi l’uno con l’altro, e vive finché c’è il desiderio di dare e proteggere la persona». Ha ricordato L’Arcobaleno, cantata da Celentano nel 1999 e dedicata a Battisti, scomparso improvvisamente l’anno precedente: «La mia segretaria aveva ricevuto una chiamata da una medium, era insegnante di italiano a Barcellona, e voleva parlare con me perché aveva ricevuto un messaggio da Lucio Battisti: desiderava che io scrivessi una canzone sull’arcobaleno. Io al momento mi rifiutai di parlarci, ma poi iniziai a notare tanti dettagli sull’arcobaleno, tutto mi riportava a questo. Poi, durante un viaggio in macchina sotto la pioggia mi capitò di vederlo davanti ai miei occhi, e lì decisi di scriverci un testo… Ancora oggi sono convinto che quel testo mi sia stato dettato. “L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore – può darsi un giorno ti riesca a toccare”».
Infine il gran finale con Il Mio Canto Libero: «Mi sono sposato molto giovane, ma non ero sufficientemente maturo e purtroppo poco dopo mi separai. Ma 50 anni fa, se ti separavi perdevi amici e la società ti evitava e malvedeva. Andai quindi a vivere isolato in un vecchio mulino in Brianza con il mio nuovo amore. “In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu – nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto, e si innalza altissimo e va – e vola sulle accuse della gente, a tutti i suoi retaggi indifferente”».
L’emozionante serata è terminata con le celebri La Canzone del Sole e Acqua Azzurra Acqua Chiara, accompagnate in coro da tutto il pubblico.

L’iniziativa è stata promossa dall’Amministrazione comunale attraverso il consigliere Diego Battistutta, ed organizzata dalla Cooperativa Esibirsi, attiva da oltre un ventennio e oggi la più grande d’Italia con oltre 7.000 soci tra i quali molti nomi illustri del mondo dello spettacolo.
A Mogol è stato consegnato il “Premio Esibirsi”, alla sua prima edizione, perché simbolo della creatività e del lavoro artistico sul palco e dietro le quinte.