Granso Blu… mi piaci tu

Necessario valorizzare (e usare nuovi attrezzi) questa nuova risorsa

Esemplari di granso blu.

Ormai è diventato una superstar: ne parlano tutti, giornali, radio, televisioni, e soprattutto, tra di loro, i pescatori dell’Adriatico. E infine i ristoratori e gli appassionati delle degustazioni di crostacei.

Una volta, infatti, c’era la granseola, oramai sparita dai nostri mari italiani ma ancora presente sulla costa istriana. Adesso c’è lui, il Granso Blu che devasta le reti dei pescatori… ma è ottimo da mangiare !!

Un fenomeno alieno che si è sviluppato soprattutto in gran numero nelle acque della nostra laguna da appena un paio di mesi.

Come abbiamo scritto il mese scorso, attingendo da Wikipedia, il Granchio Reale Blu o Granchio Azzurro (Callinectes sapidus) è un crostaceo della famiglia dei Portunidi. Specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano, negli ultimi anni si sta diffondendo anche nel continente europeo.

La specie è stata accidentalmente introdotta in numerose altre parti del mondo; in Italia è stata segnalata nel luglio 2008 in Basilicata. Nel 2019 sono stati pescati alcuni esemplari a Sottomarina di Chioggia. La specie si sta rapidamente diffondendo nelle acque calme e poco profonde, habitat ideale per riproduzione e crescita. Dal novembre 2019 gli esemplari pescati in questa zona sono aumentati in maniera sensibile e oggi sono divenuti un vero problema per le reti dei pescatori, già afflitte dalla presenza di meduse.

Come le gransée e le granseole, il granso blu con le sue forti chele distrugge le reti da posta a trimaglia, causando al pescatore danni che vanno riparati quando possibile, o che causano la distruzione della rete stessa. Per la sua cattura controllata, e per evitare i danni alle reti, sarebbe necessaria l’autorizzazione da parte delle autorità preposte dell’uso di nasse metalliche, una sorta di gabbioni già in uso presso altre marinerie.

Granso blu in padella.

IL VALORE DI MERCATO

Ricco di polpa e molto saporito in cucina, il suo valore di mercato oggi si aggira tra i 5 e i 7 euro al chilo, in Alto Adriatico. Poco, per ora, ma la richiesta sempre più in crescita è destinata a far lievitare il suo prezzo all’ingrosso a non meno di 15/20 euro.

Le cronache riferiscono che nei mercati ittici del medio e basso Adriatico viene venduto all’ingrosso anche a 30-40 euro al chilo, mentre i ristoratori giapponesi e cinesi – riferiscono alcuni ispettori pesca della Guardia Costiera – nel menù lo presentano anche a 150 euro al chilo. Questo perché nei loro Paesi rappresenta un prodotto di nicchia. Pertanto la richiesta (e quindi il prezzo) è in crescita man mano che i consumatori vengono a conoscenza delle sue caratteristiche.

Insomma, la squisitezza delle sue carni che in sugo diventano una prelibatezza tutta da provare, ed è da proporre nei piatti della ristorazione tipica Carlotta.

LA RICETTA

Tagliolini al Gransoblu

Pulisci 3 o 4 granchi, togli il carapace ma recupera il contenuto polposo; elimina le alette spugnose scure all’interno (branchie) e taglia il corpo in più parti; taglia con una forbice le zampine, ma tienile per la cottura.

In una padella, versa olio d’oliva leggero, soffriggi uno spicchio d’aglio a leggera doratura. Togli lo spicchio d’aglio e aggiungi i granchi e rosola leggermente. A fuoco medio, fai andare per qualche minuto e poi aggiungi rosmarino a piacimento, pepe, sale e vino bianco secco o amabile. Se gradisci, anche qualche pomodorino ciliegino a fettine.

Fai sfumare per non più di 15 minuti e togli dal fuoco.

Cuoci a parte i tagliolini (non spessi; in alternativa spaghetti n. 5) e versali in padella. Salta il tutto per non più di 1 minuto. Servi in tavola, abbinandoli ad un buon Prosecco.