Alberi e giardini: serve una nuova cultura

Il G20 per l’Ambiente ha stabilito di piantumare mille miliardi di alberi entro il 2030

Un’immagine che vale più di mille parole. - Credit FB “Impressioni di un Ortista”.

Anche la soluzione di un problema planetario comincia sempre da un primo passo. Un passo che ciascun individuo può fare, nel suo piccolo.

Se il G20 per il Clima tenutosi a Roma, e poi allargato all’Unfccc Cop26 di Glasgow, ha stabilito di realizzare l’astronomica cifra di mille miliardi di alberi da piantumare in dieci anni (entro il 2030) concentrando sugli ecosistemi più degradati del pianeta – e contrastare in questo modo l’emergenza climatica mondiale –  ogni comunità umana ha la possibilità di dare il suo contributo, piccolo o grande che sia.

Anche a Caorle si sente la mancanza di alberi

I recenti abbattimenti di pini marittimi in Viale Santa Margherita, e prima ancora quelli di Viale Pompei, e prima ancora gli alberi dei giardini di Piazza Veneto (per fare posto ad una scalcinata “arena” per spettacoli, quasi sempre inutilizzata: un classico esempio di contenitore senza contenuti), hanno dato la stura a polemiche che nascono dalla palese mancanza di programmazione in tema di alberature e giardini. È vero che è stato realizzato con molte alberature il Parco del Pescatore, ma per il resto il piatto piange.

Si guardi al grande parcheggio scambiatore di Sansonessa: una spianata di ghiaia e nessuna alberatura.

Perfino la Legge del 1992 secondo cui i Comuni erano tenuti a piantumare un nuovo albero per ogni bambino nuovo nato, è stata quasi dappertutto disobbedita.

Le leggi dunque non bastano, se non c’è la sensibilità pubblica e individuale. Basterebbe immaginare che per ogni albero abbattuto fosse buona pratica piantumarne tre di nuovi, in qualunque luogo…

Ma c’è anche un altro aspetto, che avevamo più volte evidenziato quando si parlava della riqualificazione di Viale Santa Margherita, ovvero: quali nuove alberature?

Non certo gli striminziti alberelli di leccio, così cari ai tecnici comunali, che ne hanno disseminati ovunque nel centro storico, da Piazza Vescovado a Piazza Matteotti, da Viale Pompei a Viale Santa Margherita, ecc.

E nemmeno alberi a radicazione radiale, bensì con radice a fittone, che penetra il terreno senza spaccare asfalto e marciapiedi.

Esemplare di Ginkgo biloba presso il Palaexpomar di Caorle.

Ma poi, bisogna avere gusto ed eleganza estetica nel progettare un giardino pubblico. Servirebbe un “Maestro Giardiniere” qualificato, architetto del verde urbano.

Non per fare orti botanici, scientificamente belli ma interdetti, bensì per dare ombra, ossigeno, spazio ecologico e non di meno richiamo turistico.

Non semplici aiuole, ma un vero e interessante piano dei giardini e del verde globale, che sia studiato sulla cultura del litorale Alto Adriatico. Già le dune in spiaggia ripiantumate dal Consorzio Arenili vanno in questa direzione, così come il Campeggio comunale, i giardini di piazza Veneto. E poi l’ambito della laguna, con la sua storicità e specificità fitologica.

Analogo (e forse ancor più urgente) discorso vale per Porto Santa Margherita. 

Ma vi sono anche realtà virtuose: esemplari sono le aree verdi di Valle Altanea, dove i giardini sono un bell’esempio di verde curato, e poi Duna Verde dove in pineta sono stati creati e tutelati dalla Guardia Forestale percorsi naturali protetti tra l’abitato e le spiagge.

Insomma, se si vuole si può fare.